A volte non servono le parole per esprimere quello che si ha nel cuore.
Basta solo uno sguardo.
Sentii un bruciore lancinante, come se mi avessero posato sulla coscia un ferro incandescente. Sentii uno scricchiolio mentre la pistola di Holmes gli calò sulla testa. Ebbi una visione dell'uomo che cadeva disteso sul pavimento col sangue che gli scorreva sul viso mentre Holmes lo perquisiva cercando delle armi. Poi il mio amico mi sorresse con le sue braccia muscolose accompagnandomi a una sedia.
<<è ferito Watson? Per amor di Dio, mi dica che non è ferito!>>Valeva una ferita -molte ferite- scoprire quale miniera di lealtà e di affetto si nascondeva dietro quella sua maschera gelida. Per un momento i suoi occhi freddi come l'acciaio si appannarono e gli tremarono le labbra. Per la prima e unica volta intravidi un grande cuore oltre che una grande mente. Tutti quegli anni di umile ma fedele servizio culminarono in quel momento della verità.
-da Il taccuino di Sherlock Holmes, L'avventura dei tre Garrideb-
<<Non è nulla, Holmes, non è che un graffio.>>
Aveva lacerato i miei pantaloni con un temperino.
<<Ha ragione>>, escalmò con un profondo sospiro di sollievo. <<è molto superficiale.>> Il suo volto si era indurito come la pietra mentre guardava il prigioniero che si stava rialzando, stordito. <<Giuro il cielo che le è andata bene, signore. Se avesse ucciso Watson non sarebbe uscito vivo da questa stanza. E ora, sentiamo, cos'ha da dire a sua discolpa?>>
Non aveva niente da dire. Rimase seduto lanciandoci occhiate torve. Mi appoggiai al braccio di Holmes e insieme ci chinammo a guardare nella piccola cantina nascosta sotto il pannello segreto.
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John Watson |
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Sherlock Holmes |